Capitolo 58 – Il cerchio si chiude

Il sonnellino pomeridiano di SuperJay fu interrotto da un brusco scossone.

“Eccomi!”, biascicò, “che c’è?”

“C’è che abbiamo appena mangiato,” sibilò SuperFra.

“Magari,” sospirò l’assonnata supereroina. Per un giorno intero si erano accampati ben nascosti fuori dal Quartier Generale, aspettando che i loro doppi uscissero per poter prendere il libro. Erano stanchi e sopravvivevano grazie agli hot dog di un venditore ambulante nel parco lì vicino. Il disagio di non essersi fatti una doccia da almeno due giorni si faceva sentire.

“Sveglia, intendevo i noi del passato. Vuol dire che tra poco usciamo a montare il nuovo cartello. Devi andare dentro tra poco.”

“Perché io?”

“Perché ti ho vista!” disse SuperSam. “Ti ho vista salire le scale quel giorno. Ricordi? Te l’avevo anche detto.”

“Ah, già…” borbottò SuperJay, ritornando in sé. “D’accordo. Ditemi solo-”

“Eccoci!”, esclamò SuperFra, “muoviti, vai!”

“Ma non so-”

“VAI!” gridarono all’unisono i supereroi, spingendo SuperJay allo scoperto. Colta alla sprovvista, questa ebbe appena il tempo di sistemarsi il vestito troppo largo che avevano comprato per pochi spicci il giorno precedente prima di avviarsi a passo affrettato verso il Quartier Generale. Arrivata alla porta si guardò intorno furtivamente, la aprì cercando di fare meno rumore possibile ed entrò.

Era tutto regolare: la sala d’attesa era vuota, la casa silenziosa e da fuori arrivavano lontane le voci della se stessa passata che discuteva con SuperFra il modo migliore di piantare un cartello. Si fece coraggio e salì le scale.

“Già finito?”

Il sangue le si gelò nelle vene. SuperSam era nello studio, con in mano una scatola di mangime per pesci rossi. Avrebbe dovuto essere preparata a quell’incontro, eppure…

“Ehm…” balbettò.

“Il cartello,” spiegò SuperSam. “L’avete già messo su?”

“Ehm…” SuperJay prese tempo, scandagliando la stanza con gli occhi alla ricerca dell’agognato libro. “Ehm…ho fame”.

“Hai appena mangiato,” disse il supereroe, non troppo stupito.

“Vado a farmi un panino!” SuperJay salì le scale di corsa, rifugiandosi in cucina. Con suo estremo disappunto, SuperSam la seguì.

“Tutto bene?” chiese, dubbioso. Lei annuì. “D’accordo…” disse il collega lentamente. “Comunque è finito il prosciutto crudo. E cambiati, che ti sta largo quello”, aggiunse, facendo un gesto con la testa in direzione del suo vestito. SuperJay annuì e sorrise, mentre un SuperSam dubbioso spariva al piano di sopra.

Era il momento: scendere e prendere il libro e fuori in 5 secondi.
Ma prima il panino.
Ah, era finito il prosciutto crudo.
Mortadella?
Concentrati, Jay!

La supereroina afferrò un pacco di biscotti e si precipitò giù per le scale.
Libro, libro, libro…non fu difficile trovarlo. Era sulla sua scrivania. Grande!

Stava per uscire, quando un pensiero le gelò la schiena: non poteva prendere i biscotti preferiti di SuperFra: quella del passato li avrebbe cercati e non li avrebbe trovati e il mondo sarebbe esploso. O qualcosa del genere. Ancora non aveva chiaro il funzionamento dei viaggi nel tempo e delle interferenze col passato.

Fece rapidamente dietro-front e tornò in cucina, cercando di rimettere a posto il pacco di biscotti esattamente come l’aveva trovato. Ok. Un po’ più a destra. Ok.

Magari poteva rubare qualcos’altro da mangiare. Qualcosa dal frigo? Il frigo!

La supereroina si bloccò di nuovo. Non c’era nessun numero sul frigo. E qualcuno avrebbe dovuto scriverlo oggi. Ma chi?

Si guardò intorno, nel panico. Chiunque fosse avrebbe dovuto scriverlo da lì a poco, e l’avrebbe trovata lì, e il mondo sarebbe esploso. O qualcosa del genere. Si gettò sotto l’asse da stiro, cercando di coprirsi con la tovaglia.

Passarono secondi, o forse minuti. Non arrivava nessuno. Dal giardino giungevano le voci delle supereroine del passato.
“Se lo giri verso la strada è perfetto”, stava dicendo SuperFra. Avevano quasi finito.

SuperJay sentì il panico serrarle la gola. Non poteva uscire o avrebbe incontrato chi avrebbe dovuto scrivere il numero, e non poteva restare o avrebbe incontrato la se stessa del passato. E il mondo sarebbe esploso! O qualcosa del genere.

Si strinse forte alle ginocchia. Qualcosa dalla tasca (unico pregio del vestito) le premette contro la coscia. Indagò con la mano e scoprì qualche moneta e…un pennarello indelebile. Ma certo, era quello che aveva preso da Marta qualche giorno prima. O qualche giorno dopo, dipende da come la si interpreta. Le era rimasto nel costume e lo aveva trasferito senza pensarci nel vestito, quando si era cambiata…

All’improvviso le balenò in testa un’idea assurda. Non poteva essere. Fece capolino dalla tovaglia e si guardò intorno. La casa era silenziosa.
Non poteva essere, eppure…

Presa dall’adrenalina scattò in piedi, rischiando di rovesciare l’asse da stiro, corse al frigorifero e cominciò a scrivere.

“Non posso credere che sia andata così…” mugolò, tremante.

“Ma quanto ci mette?” Mormorò SuperFra, mordendosi le unghie. “Dovrebbe già essere-”

“Eccola!”, esclamò SuperSam.

La porta del Quartier Generale si aprì, e un’agitatissima SuperJay li raggiunse brandendo un grosso libro.

“L’ho scritto io!”, ansimò, più per la foga che per lo sforzo, “l’ho scritto io il numero sul frigo!”

SuperSam e SuperFra si scambiarono uno sguardo perplesso.

“Hai scritto il numero sul frigo?” disse lei.

“Sì, l’ho scritto io!”

“Aspetta, ma tu lo conosci perché l’hai letto DAL frigo!”, intervenne SuperSam.

“Esatto!”, incalzò SuperJay, “E ce l’avevo scritto io!”

“Quindi la te del passato l’ha letto dalla te del futuro che l’ha letto dalla se stessa del…precedente futu- tutto questo non ha senso!” Sbottò SuperFra. “E’ come se…cos’è, una specie di…un cerchio, o qualcosa del genere?” Fece una breve pausa in cui i suoi neuroni si sforzarono di capire cosa era appena successo. “Tu l’hai scritto,” riprese lentamente, “perché l’hai letto dal frigo…dove lo avevi scritto tu…e l’avevi scritto perché lo avevi letto dal frigo…dove lo avevi scritto tu?”

“Proprio così!” Annuì SuperJay, entusiasta.

“Ma non ha-”

“Senti, funziona così e basta, ok? Era destino,” tagliò corto la supereroina. “E ora vediamo di capire qualcosa in più su questi maledetti viaggi nel tempo.”