Capitolo 57 – I due Sam

“Sam, non fraintendermi, sei un tipo a posto,” biascicava la SuperJay del passato, ancora pesantemente ubriaca, cercando di reggersi alla spalla dell’amico, “ma Fra, qui, beh, lei ha messo gli occhi su di me prima di te, e credo che per correttezza,…”

“Basta, santo cielo, Jay, basta!” Sibilò SuperSam, sentendo la voce tremare per l’esasperazione, “per l’ultima volta, non ti sto palpando, sto cercando le chiavi di casa! Sta’ ferma!”

“Mmmmh,” mormorò SuperJay, tirando indietro la testa per appoggiarla contro la porta. Arrivare al Quartier Generale non era stato affatto facile, e SuperSam aveva passato metà del tempo a rincorrere le colleghe, una volta perché pensavano che uno scoiattolo assomigliasse a Brad Pitt, una volta perché convinte di poter infrangere la barriera del suono, un’altra perché SuperJay sosteneva che le sue scarpe stessero scappando.

“Ah, ecco!” Esclamò trionfante il supereroe, estraendo le chiavi dalla tasca posteriore dei jeans di SuperJay, che per tutta risposta gli fece quella che era la sua versione di un occhiolino.

“Su, Fra, in piedi!” Disse SuperSam, aiutando l’amica ad alzarsi, “ora di andare a letto!”

“Io non sono normale,” borbottò quella, “sono un supereroe.”

“Sì, Fra, siamo tutti supereroi,” le concesse SuperSam, girando la chiave nella serratura.

Dopo aver salito due piani di scale, non senza difficoltà, il supereroe riuscì a trascinare le colleghe in cucina.

“Ok. Ragazze…ragazze! Ok, ascoltatemi: ora vi lascio qui, ma tra poco il mio…uhm…” sussurrò, ricordando gli eventi di quella notte, “il mio gemello entrerà in cucina, quindi fate le brave e-JAY!” SuperSam si lanciò verso la collega, ma non fece in tempo a prenderla prima che inciampasse e facesse cadere una lampada.

“No, Jay! Non la raccogliere, ti tagli! Ci penso io, tu sta’ fer-” dei passi provenienti dal piano di sopra lo interruppero.

“Dannazione!”, imprecò il supereroe, gettandosi dietro il bancone della cucina. SuperJay dovette trovare quel gesto esilarante, perché si gettò sul pavimento a ridere con la collega.

Un secondo dopo il SuperSam passato fece il suo ingresso nella stanza, mosse qualche passo verso la lampada rotta e si schiarì la gola. Il SuperSam nascosto dietro il bancone ne approfittò per alzarsi il più silenziosamente possibile e scivolare verso la porta della cucina, gli occhi fissi sulle spalle del sé stesso passato.

“Ssssh!” Sputacchió SuperJay, “sveglierai l’altro Sam!”

Il SuperSam in fuga si appiattì contro il muro, col cuore in gola.

“Che altro Sam?” Domandò il suo doppio. SuperSam, da dietro le sue spalle, gesticolò furiosamente a SuperJay di stare zitta.

“Ah, no,” fece quella, con un risolino, “mi sa che ci vedo doppio.”

“Stupida!” Esclamò SuperFra, tentando di colpirla, “sono gemelli!”

“Tutti e quattro?”

O ora o mai più, si disse il SuperSam del futuro, e si precipitò il più in fretta possibile giù per le scale, fuori di casa e lontano dal Quartier Generale.

Il supereroe ritrovò le colleghe sedute sul marciapiede davanti alla biblioteca.

“Ma dove eri finito?” Sbraitò SuperFra, “ti abbiamo cercato dappertutto!”

“Ho dovuto riaccompagnarvi a casa!”, si difese lui, “prego, comunque.” Aggiunse, sedendosi accanto alle colleghe.

“Riaccompagnarci a casa?” Fece SuperJay, confusa.

“Non voi…cioè, le voi del passato…cioè, del presente…uffff,” mormorò il supereroe, prendendosi il viso tra le mani, “non lo so.”

“A-ha!”, esclamò SuperFra, “sapevo di non essermelo immaginata…ci hai portate tu a casa quella sera!”

SuperSam annuì stancamente. “Già,” disse. “Insomma, quel libro?”

Le colleghe si scambiarono uno sguardo.

“Beh…”, cominciò SuperJay, “abbiamo due notizie buone e una cattiva. Ti dico prima la buona, poi la cattiva, poi la buona di nuovo, ok? Come un sandwich di notizie.”

SuperSam annuì di nuovo, confuso, cercando conforto in SuperFra, che però stava alzando gli occhi al cielo e non incrociò il suo sguardo.

“Allora,” continuò SuperJay, “la prima buona notizia è che il libro esiste ed effettivamente l’avevo preso in prestito.”

“Ok,” disse cautamente SuperSam.

“La cattiva è che non è in biblioteca.”

“Ah.”

“La buona è che sappiamo esattamente dov’è!”

“Ah, non è poi così male allora,” convenne SuperSam, facendo spallucce. “E dove sarebbe?”

“Ecco…” Balbettò SuperJay, sotto lo sguardo assassino di SuperFra, “ecco, io…l’avevo preso in prestito ma…non l’avevo restituito, quindi…”

“Oh, no,” si lamentò il supereroe, “perché ti prendi gioco di me in questo modo!” Aggiunse guardando il cielo, rivolto a nessuno in particolare. E si lasciò cadere sul marciapiede, sentendo le forze abbandonarlo al solo pensiero di dover tornare al Quartier Generale.