Era già quasi sera quando i tre supereroi furono in vista di Città. SuperSam trasse un respiro di sollievo.
“Bene,” sospirò SuperJay, stropicciandosi gli occhi, “innanzitutto direi di mangiare qualcosa, poi ragioniamo sul da farsi.”
Per quanto il ‘da farsi’ sembrasse ben poco, a SuperFra non dispiaceva affatto l’idea di mangiare, e annuì tanto vigorosamente quanto i suoi muscoli sfiniti glielo permettevano.
“Possiamo provare quel nuovo messicano,” continuò SuperJay, “o magari la pizzeria sul lato ovest…siamo sul lato ovest, vero?”
“Ahem,” si schiarì la gola SuperSam, “Non dimenticate qualcosa?” Le colleghe lo guardarono con occhi vuoti e offuscati dalla fame. “Per esempio che siamo vestiti da supereroi?”
“Oh,” mormorò SuperFra, sfilandosi il casco-scolapasta, “già…”
“Non temete,” disse SuperJay, come riscossasi dal torpore, “se c’è una cosa che i cartoni mi hanno insegnato è che c’è sempre qualche signora che lascia stesi fuori dei vestiti della tua taglia. Torno subito!” E sparì, diretta chissà dove. I due colleghi erano troppo stanchi per cercare di fermarla, così si sedettero per terra ad aspettare che tornasse a mani vuote. Ma, incredibilmente, quando tornò aveva le braccia cariche di vestiti.
“Et voilà!”, esclamò la supereroina, “freschi freschi di bucato!” SuperSam e SuperFra si scambiarono uno sguardo incredulo.
“Ma dove li hai presi?” Mormorò SuperSam.
“Te l’ho detto, qualche signora li aveva lasciati fuori! Mi è bastato entrare in giardino e staccarli dal filo. Come rubare le caramelle ad-”
“Jay, per curiosità,” ringhiò SuperFra, esaminando la pila di stracci, “cosa intendi per ‘signora’, ‘giardino’ e ‘freschi di bucato’?”
“Oh, come siamo pignoli,” sbuffò SuperJay.
“Jay!”
“Ok, ok! Ho rubato i vestiti appesi ad un albero di una coppia di campeggiatori che faceva il bagno nudi nel fiume! Contenti?”
“Che schifo!” Esclamò SuperSam.
“Già, e tu non li hai nemmeno visti,” aggiunse SuperJay con un brivido.
“E non potevi rubare il loro cibo, visto che c’eri?” Fece SuperFra.
“Certo che l’ho rubato! Per chi mi hai presa!” Replicò SuperJay, estraendo con un sorriso smagliante due panini dal reggiseno, non senza difficoltà.
“Che schifo,” disse di nuovo SuperSam.
“Insomma, avevo le mani occupate!”, si difese SuperJay.
“Ok, ok. Mi dispiace solo che tu abbia dovuto togliere l’imbottitura per far posto ai panini.”
“Io non uso nessuna-”
“Se erano una coppia…”, li interruppe SuperFra, “e noi siamo in tre, allora…oh, no. Non puoi fare sul serio!” Sussurrò, inorridita, guardando ciò che aveva in mano.
“Hai poca fantasia, Fra,” disse SuperJay, “con un po’ di restyling quella la si indossa come niente! Allora, chi la mette? Sam? Fra? Sam?”
—
Dopo aver diviso i panini e aver coperto il costume di SuperJay con parte di una tenda da campeggio (e a dire il vero SuperSam aveva fatto un ottimo lavoro, tanto che la tenda, sopra i pantaloni azzurri del costume della supereroina, avrebbe potuto passare per una camicia parzialmente digerita), i tre si incamminarono per le vie ormai buie di Città, ognuno con in mano il proprio costume ridotto ad un fagotto.
“C’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle camicie a righe orizzontali,” si stava lamentando SuperSam, “non dovrebbero esistere, dico! E chi andrebbe in campeggio con i pantaloncini bianchi?”
“Credo che si chiamasse Stärker”, disse SuperJay, ricordando le urla della campeggiatrice.
“E comunque no credo che passeremo poi così inosservati,” proseguì il supereroe, con i pantaloni corti e gli stivali del costume e-”
“Oh, sta’ zitto, Sam,” sbuffò SuperFra, che odiava la sua camicetta di otto taglie e i pantaloni che era costretta a tenere su con le mani, “cosa stavi dicendo, Jay?”
“Stärker?”
“No, prima!”
“Ah, giusto! Quando avevo comprato il Monopattino avevo preso un libro dalla biblioteca…non mi ricordo precisamente il titolo, ma parlava di viaggi nel tempo, per questo l’avevo preso…”
“Spero che non fosse ‘topolino e la macchina del tempo’,” commentò SuperSam tra i denti.
“No, no,” continuò SuperJay, “un libro serio…uno di quelli grossi, noiosi…sono sicura che avesse un capitolo intitolato ‘come cambiare gli eventi passati’.”
“L’hai letto?” Fece SuperFra, gli occhi pieni di speranza.
“No…ma ho letto l’indice!”
SuperFra sospirò. “Beh, è comunque la cosa migliore che abbiamo,” convenne. “E sei sicura che sapresti riconoscerlo?”
“Certo,” disse SuperJay, nel tono più convincente che aveva.
“D’accordo. Oh, accidenti!” Imprecò SuperFra, fermandosi di colpo. “Mi sa che la biblioteca l’abbiamo passata…torniamo indietro.”
“No,” intervenne SuperSam, “la biblioteca è in Via dei Cinema”.
“È il supermercato ad essere in Via dei Cinema,” insistette SuperFra, “la biblioteca è in Via dei Supermercati!”
“Fra, stai facendo confusione con-”
“Ragazzi!”, li interruppe SuperJay, “la biblioteca è da quella parte!” Disse indicando Via dei Ferramenta. “Sul serio,” aggiunse poi, incamminandosi, “è strano persino per me sapere che sono io quella che frequenta le biblioteche.”
I due supereroi si scambiarono uno sguardo colpevole.
—
“Ok, al mio tre.” Disse SuperFra, accucciata su un prato, pronta a caricarsi SuperJay sulle alle per issare a fino ad una delle finestre dietro la biblioteca. “Uno…due…nnnnnngh!”
“Ehi,” protestò SuperJay, sforzandosi di mantenere l’equilibrio sulle spalle della collega, “fallo senza lamentarti o non farlo affatto!”
SuperSam guardava sconsolato la scena da una certa distanza. Certo, sarebbe stato molto più facile se l’avessero fatto fare a lui…ma quando aveva insinuato di essere più forte di lei, SuperFra l’aveva presa sul personale e l’aveva spedito a fare il palo.
“Vuoi stare ferma?” Stava dicendo SuperFra.
“Non ci arrivo! Saltella!”
“Cosa?”
D’un tratto l’attenzione di SuperSam fu attirata da un rumore proveniente da qualche parte nella strada alla sua destra. Niente di preoccupante, ma decise comunque di dare un’occhiata, per sicurezza. Mosse qualche passo in direzione della stradina, ma si voltò nuovamente verso le colleghe quando sentì SuperJay cadere rovinosamente a terra.
“Owww, Fra, ho detto saltella, non ondeggia!”
“Provaci tu a saltellare con una cretina sulle spalle e i pantaloni alle caviglie!”
SuperJay lanciò un’occhiataccia alla finestra. “Accidenti, è troppo alta…devi essere tu a salire su di me.”
“Perché?”
“Perché tu sei più alta, no?”
“Ma non ha senso!”
SuperSam alzò gli occhi al cielo, lasciando le colleghe alle loro discussioni, e proseguì in direzione della stradina. Tese le orecchie.
“E allora le ho detto Jay, le ho detto, è la cosa più stupida che abbia mai sentito! E due mesi dopo BAM! Vivevamo in quella catapecchia!” Diceva una voce femminile da dietro un cassonetto.
SuperSam sentì i capelli drizzarsi sulla nuca. Credeva di aver capito cosa stava succedendo.
“Fra, Fra, Fra!” Disse una seconda voce, “lo so! Sono io Jay!” E alle sue risate si unirono quelle della prima voce.
Perfettamente consapevole di cosa lo aspettava, SuperSam fece un profondo respiro e aggirò il cassonetto, ritrovandosi davanti la SuperFra e la SuperJay del passato, ubriache fradice.
“Che ci fate qui?” Sussurrò, “tornate a casa!”
“SAAAAAM!” Gridò SuperJay, allargando le braccia, “SAAAAAM, figlio di buona donna, vieni qui!”
“Sssssssh!” Sibilò SuperSam, tappandole la bocca, “vuoi stare zitta? Su, tornare a casa!”
“Sìsìsìsìssssssì,” biascicò SuperFra, “facciamo i biscotti.”
“BISCOTTIIIII!” Gridò SuperJay.
“SSSSSSH!” Fece il supereroe, esasperato. “Siete impazzite? Ubriache in mezzo alla strada? Muovetevi, su!” E tirò SuperJay per un braccio, alzandola di forza. “Camminare!”
“Io faccio come la lepre,” borbottò SuperFra, “ora dormo poi vi raggiungo eh?” E si sdraiò sul marciapiede, pacifica, posando la testa sul piede di SuperJay. Questa dovette trovarlo tanto divertente da perdere l’equilibrio dalle risate. SuperSam l’afferró prontamente.
“Ehi, Sam!” Disse SuperJay con le lacrime agli occhi, indicandosi il piede, “questa ci prova con me!”
“Sentite,” disse il supereroe, spazientito, “non ho tempo per voi, quindi promettetemi che tornate a casa! Ora!”
SuperJay, per tutta risposta, fece cadere un filo di sputo per terra e ridacchiò, indicandolo.
“Oh, per l’amor del cielo!” Si esasperò SuperSam. “Ferme qui! Torno subito!” Posata a terra SuperJay, raggiunse di corsa le colleghe dietro la biblioteca.
“Ragazze,” esordì, ma si bloccò subito, non appena vide SuperFra in mutande cercare inutilmente di raggiungere il davanzale di una finestra mentre SuperJay, con i pantaloni di SuperFra calati sugli occhi, faceva del suo meglio per reggerla.
“Oh, per l’amor del CIELO!” Ripeté SuperSam, e dopo aver issato, ignorando le loro proteste, entrambe le colleghe del presente fino alla finestra, fece dietro front e si precipitò a raccogliere anche quelle del passato.
“Ehi Fra,” biascicò la SuperJay ubriaca, reggendosi all’amico, “mi sa che questo ci prova con me.”
“Vi porto a casa, cretine,” sbuffò SuperSam, “da sole non siete in grado.”
“Ho lo stomaco in subbikloi…” Bisbigliò SuperFra.