Capitolo 55 – Inevitabile

“Ecco fatto. Spero che tu non abbia ragione, Jay, perché se abbiamo distrutto il continuum…” Mugolò SuperSam, stringendosi la testa tra le mani come se avesse paura di sentirsela svanire nel nulla.

“Te l’avevo detto che non sarebbe successo niente,” sbuffò SuperFra, alzandosi dai cespugli e muovendo qualche passo verso il luogo dell’incidente. “Che puzza, guarda che schifo!”

“Non può essere,” mormorò SuperJay, imitando la collega, “come faranno senza il Monopattino?”

“Jay, che palle, non saremmo tornati indietro se non avessimo voluto cambiare il passato!” Disse un’esasperata SuperFra, mettendo la se stessa passata in una posizione più confortevole.

“Ok, ma questa è una cosa grossa. Cambia tutto!”

“Ma se è stata tua l’idea di tornare indietro!”, si intromise SuperSam.

“Beh, sì,” ammise SuperJay, “ma quello che intendevo dire è che tecnicamente non siamo intervenuti, quindi non dovrebbe essere cambiato niente, eppure loro adesso hanno perso il Monopattino! Cos’è successo? Eppure non abbiamo fatto niente!”

I colleghi non le risposero.

“Beh,” disse infine SuperSam, “almeno noi abbiamo ancora il nostro. Quindi non è proprio andato-”

“Il nostro!” Esclamò SuperJay, come colpita da un’illuminazione, e tornò dietro i cespugli per recuperare il Monopattino del Tempo. “Vediamo…qui!” Disse soddisfatta, posandolo sul ciglio della strada. “Era qui che l’ho trovato.”

“Fammi capire,” disse SuperFra, l’irritazione nella voce, “vuoi dare ai noi del passato l’unico strumento che abbia un potere efficace?”

“No, Fra, è sempre stato questo!”

La collega le restituì uno sguardo confuso.

“È sempre stato questo monopattino!” Proseguì SuperJay, “i noi futuri erano già tornati indietro nel tempo, erano qui la notte dell’incidente, e vedendo che il monopattino era rimasto sotto il camion ci hanno dato il loro! Proprio come stiamo facendo noi adesso!”

“Aspetta un attimo,” disse SuperFra, massaggiandosi una tempia da sotto il colapasta, “vuoi dire che quel monopattino ci è stato dato da noi?”

“Sì!”

“E quello che avevamo nel passato è andato distrutto?”

“Sì!”

“…ha senso,” mormorò SuperSam, non del tutto convinto, senza abbandonare la sua postazione dietro i cespugli.

“No,” insistette invece SuperFra, avvicinandosi al Monopattino,”no, non dobbiamo ripercorrere la stessa strada! Dobbiamo cambiare le cose! È proprio questo il punto di questa piacevole passeggiata nel tempo, se non possiamo nemmeno-OWW!”

SuperJay, avendo sentito un tintinnìo di vetri infranti, aveva fatto appena in tempo ad afferrarla per il mantello e spingerla con forza dietro i cespugli, quando dall’autocisterna si sentì un rumore metallico. Una volta al sicuro, la supereroina si premette un dito sulle labbra, e fece segno ai colleghi di guardare verso il camion rovesciato.

Una figura si stava faticosamente issando fuori dallo sportello aperto sul lato destro della cabina. Una volta fuori scivolò nel liquame tossico e cadde a terra a faccia in giù. SuperSam dovette trattenere un gemito. La figura si dimenava, cercando di rimettersi in piedi, ma i rifiuti viscidi continuavano a farle perdere l’equilibrio. Infine sembrò notare i corpi svenuti dei supereroi del passato, si mise lentamente in piedi, vomitò.

“Deve essere-” sussurrò SuperFra, prima che SuperJay le tappasse la bocca con la mano.

La figura, che sembrava troppo debole per stare in piedi a lungo, stava camminando carponi verso il ciglio della strada.

SuperSam gesticolò in direzione del bosco, e le colleghe lo seguirono tanto velocemente quanto osavano. Quando la figura trovò l’appiglio di un albero e si rimise faticosamente in piedi, la luce dell’alba che le bagnava il viso confermò ciò che avevano temuto.

“Oddio, è lei!” Disse SuperJay da dietro un albero, momentaneamente ignara del volume della sua voce.

“Scappa, idiota! Vuoi farti ammazzare?” Le ringhiò SuperFra. Abbandonata ogni cautela, i supereroi si diedero alla fuga.

“Basta,” soffiò SuperFra, sfinita, tenendosi la milza, “non ce la faccio più!” In effetti avevano corso così tanto che ormai stava per farsi giorno.

“Dovremmo essere al sicuro,” valutò SuperSam, “l’incendio non dovrebbe essere tanto esteso…credo.”

SuperJay si lasciò cadere sul soffice terreno per riprendere fiato, ben presto imitata dai colleghi, e per un po’ nessuno parlò. Fu SuperFra a rompere il silenzio.

“Il Monopattino,” disse, “volevo spostarlo…cambiare…ma non l’ho fatto…e anche prima…quando siamo arrivati…i miei poteri non hanno funzionato…non abbiamo cambiato…e Luciphera…potevamo coglierla di sorpresa…ma siamo scappati senza nemmeno pensarci…non abbiamo cambiato niente!”, concluse, colpendo la terra con un pugno.

“Fra, c’è ancora tempo per-” tentò di intervenire SuperSam.

“No!” Lo interruppe la supereroina, “non capisci! Non riusciamo a cambiare niente…non stiamo facendo nessuna differenza!”

La consapevolezza scese sui supereroi come una nuvola di piombo.

“Biggi morirà comunque, vero?” Mormorò SuperSam.

Le colleghe non osarono rispondergli. Solo SuperJay, piano piano, annuì.