Beep.
“Cos’è stato?” Disse allarmata SuperFra, smettendo di schiaffeggiare l’incosciente SuperJay.
SuperSam indicò sconsolato il congegno al centro della stanza, senza neppure alzarsi dal pavimento, dove si era accasciato vicino alle colleghe.”Bomba,” mormorò, “classico. Tanto vale non svegliarla neppure.”
Beep.
SuperFra assestò alla collega un ultimo, particolarmente forte schiaffo e si sedette vicino al supereroe.
“Era tipo…il reattore?” Chiese.
“Già.”
“Quindi moriremo.”
“Già.”
Beep.
“Oww,” si lamentò SuperJay, cominciando a muoversi, “che è successo?”
“Bomba,” ripeté SuperSam, “stiamo aspettando la fine.”
La supereroina aprì gli occhi e si mise faticosamente carponi. “Bene,” disse, combattendo contro il mal di testa, “il piano?”
Beep.
“Nessun piano, Jay,” sospirò SuperFra, “non c’è niente che possiamo fare.”
“Come sarebbe a dire non si può fare niente?” Esclamò SuperJay balzando in piedi e pentendosene immediatamente, “owww…andiamo, c’è sempre qualcosa che possiamo fare!”
I colleghi le restituirono uno sguardo desolato.
Beep.
“C’è sempre una via d’uscita! Siamo…siamo i protagonisti, per l’amor del cielo…OH! Fra! Quella porta! È di metallo!”
“È una porta blindata, Jay, non so quanto possa essere una buona idea tirarsela addosso.”
“Ehm…ok. Ok.” Riprese la supereroina, guardandosi freneticamente intorno. “La bomba, allora”.
Beep.
“Perché tirarsi addosso la bomba ha ancora più senso, vero?” Commento SuperFra.
“D’accordo, possiamo ancora farcela. Ci deve essere una via d’uscita, c’è sempre una via d’uscita! Siamo i protagonisti! SIAMO I PROTAGONISTI!”
SuperSam distolse lo sguardo dalla collega isterica per rivolgerlo a SuperFra, intenta a fissarsi le ginocchia. Come avrebbe voluto sperare in un colpo di scena, come SuperJay. Aggrapparsi almeno a quello.
Beep.
“No, no, no! Siamo eroi! Che ne sarà del sequel?” Continuava caparbia SuperJay, “che ne sarà della serie tv e della linea di T shirt con le nostre frasi ad effetto? Che ne sarà di-”
“ADESSO BASTA, JAY!”
Beep.
SuperFra si era alzata di scatto e stava avanzando minacciosa verso la collega, che anche se aveva interrotto il suo sproloquio continuava a muovere istericamente le mani, come se volesse scuotere via dell’acqua. “Questa è la vita vera! La gente…la gente muore. Per davvero. E noi abbiamo fatto abbastanza, almeno gli-”
“A-HA!” Esclamò SuperJay, facendo sobbalzare SuperSam e indicando un punto alle spalle di quest’ultimo. “Trovato!” Il supereroe si alzò e guardò il muro accanto alla porta.
Beep.
“Cosa?” Disse.
“La porta è a combinazione! Possiamo farcela!” Squittì SuperJay, portandosi come un fulmine al tastierino accanto alla porta blindata.
“È inutile, Jay!” Fece un’esasperata SuperFra, “non abbiamo la combinazione!”
Beep.
“No, non capisci! Il codice dovrebbe essere inserito per entrare, non per uscire! Se il tastierino è all’interno è un errore, una coincidenza, la provvidenza! È il nostro colpo di scena che ci salva all’ultimo minuto! Proprio come prima, quando-”
“Non dirlo.” Disse grave SuperSam. SuperJay gli rivolse uno sguardo interrogativo prima di tornare ad osservare il tastierino.
Beep.
“Ok, ok, perfetto. Ok. Mmmh, sembra complicato. Quanto tempo abbiamo?”
“Quattordici minuti,” rispose controvoglia SuperFra, aggirando la bomba per leggere il timer. Se dovevano morire, pensò, tanto vale che morissero lasciando SuperJay fare ciò che più amava: elaborare piani impossibili. Anche se, effettivamente, quello per ottenere i superpoteri aveva funzionato…
Beep.
“Bene. Ok. Numeri,” disse SuperJay, “Ok. C’è un numero finito di combinazioni, no?” SuperSam si strinse nelle spalle.
Beep.
“Ok. Vediamo…000001. Niente. D’accordo, 000002. No? Allora 000003. Dannazione!”
“Jay, non puoi lasciarci morire in pace?” Sospirò il supereroe.
“Perché, cosa abbiamo da perdere? Tanto vale provarle tutte, cosa può succedere di male? 000004”
“Un. Tentativo. Rimasto.”, disse una voce metallica proveniente dal tastierino. SuperJay si lasciò sfuggire un gridolino.
Beep.
“Ok, ok, niente panico, niente panico!” Gridò, scuotendo SuperSam per le spalle, “ho ancora un piano di riserva!” E corse verso la bomba e SuperFra “È sempre il filo rosso, no? O è sempre il filo blu? Rosso o blu, dannazione, Fra!”
“Perché dovrei saperlo io?”
Beep.
“Perché eri tu che volevi entrare in polizia, rosso o blu?”
“Non lo so, rosso?” Fece SuperFra svogliatamente, stringendosi nelle spalle.
“Come sarebbe a dire rosso, sono tutti gialli!” Gridò SuperJay, prendendo il viso di SuperFra tra le mani, “Sono tutti gialli!”
Beep.
“Toglimi le mani di dosso, maledetta psicopatica!”
“Non possiamo morire, Fra!” Insistette SuperJay, le lacrime che cominciavano a rotolare sulle guance bollenti, “noi siamo eroi, dobbiamo farcela!”
“Piantala, Jay! Gli ostaggi sono liberi, è già più di quanto avrei mai pensato di riuscire a fare, vorrei poter dire che è stato bello, ma-”
Lo sfogo di SuperFra fu interrotto da un forte rumore metallico. Cercandone la fonte con gli occhi si accorse, con sommo stupore, che la porta era aperta.
Beep.
“Ma…” Cominciò.
“Era il numero,” sussurrò un incredulo SuperSam, “477653. Era la combinazione. Ma come…”
“SÌ!” Gridò SuperJay tra le lacrime, gettandosi a terra, “Oddio, sì, lo sapevo che sarebbe successo qualcosa all’ultimo minuto, sapevo che ci saremmo salvati, tutte le storie di supereroi hanno-”
Beep.
“Andiamo via di qui!” Si riscosse SuperFra e, dopo aver aiutato la collega ad alzarsi, si precipitò fuori dalla stanza insieme a SuperSam.
In men che non si dica furono nella stanza degli squali.
“Biggi!” Esclamò SuperJay, incredula, “Oddio, Biggi, dobbiamo aiutarlo!”
“Lascialo,” sibilò dolorosamente SuperFra, sforzandosi con ogni fibra del suo corpo di non guardare il punto dove avrebbe dovuto trovarsi il suo cadavere.
“Ma-”
“È inutile, Jay, fuori di qui!”
Ma, contro ogni previsione, fu SuperSam ad ignorare la collega e lanciarsi verso il reporter.
“SAM!” Gridò SuperFra.
“Non possiamo lasciarlo qui!” Si giustificò il supereroe, caricandosi il giornalista in spalla prima di proseguire la corsa verso l’uscita, “gli dobbiamo almeno questo.”
—
Questa era la sua occasione. L’occasione di essere un eroe, l’occasione di fare la differenza. Emiliano non sarebbe stato ricordato come la marionetta di una supercattiva, pensò correndo nel corridoio della centrale, sarebbe stato ricordato come colui che aveva messo in salvo gli ostaggi e che…si fermò di scatto, quando vide i supereroi correre verso di lui. Allora li aveva risparmiati? Incredibile. Riprese a correre.
“Quello è il collega di Luciphera!” Esclamò SuperFra, “quello che ha liberato gli ostaggi! Ehi! EHI TU! Scappa, sta per scoppiare una bomba!”
“Lo so!” Gridò Emiliano senza rallentare, “allontanatevi da qui! Dovete inseguirla!” E superò il SuperTeam, diretto alla stanza della bomba.
“Cosa vuole fare?” Disse SuperJay.
“Non lo so,” le rispose SuperSam, che nonostante avesse un uomo adulto sulle spalle correva veloce quanto le colleghe, “filiamocela!”
“Oddio,” gemette SuperJay, quando il collega posò Biggi a terra davanti alla centrale. “Cosa gli hanno fatto?”
“Gli hanno sparato,” tagliò corto SuperFra, rifiutandosi di guardare il giornalista, e tenendo stretto in un pugno il mantello della collega per assicurarsi che non gli si avvicinasse troppo. Non avrebbe sopportato sentirla dire che era…che Biggi era…non poteva pensarci.
SuperSam si tolse solennemente il mantello insanguinato e coprì il reporter, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
“Non abbiamo tempo,” disse SuperFra, sbattendo furiosamente le ciglia, “dobbiamo andare!”
“Andare dove?” Fece SuperJay, la voce rotta.
“Non lo so. Non…” Gli occhi di SuperFra si posarono sul Monopattino che scintillava alla luce della luna, rimasto dove lo avevano abbandonato ore prima.
“Dobbiamo inseguire Luciphera!” Si riscosse la supereroina. “Andiamo!”
SuperSam e SuperJay si scambiarono uno sguardo stupito. “Ma come…”
“Non lo so! Ma dobbiamo trovarla prima che lei trovi il professore!” Insistette SuperFra, salendo sul monopattino.
“Ma non sappiamo dov’è andata,” mormorò SuperSam, “e anche se lo sapessimo, cosa speriamo di fare contro-”
“Senti Sam, che importa?” Disse SuperFra, sentendo il dolore venire sopraffatto da una strana determinazione, “non so dove andremo o cosa faremo o come, ma se c’è qualcosa che ho imparato stasera è che quello che conta è l’ultimo minuto, perché in quel minuto tutto può succedere. Andiamo o no?”
SuperJay non poté trattenere un sorriso e balzò sul monopattino, seguita da SuperSam.