La colonna sonora nella testa di SuperJay era carica di tensione mentre osservava la collega vedere il suo piano andare in frantumi. SuperSam era impassibile a tal punto da sembrare inanimato, lo sguardo fisso sulla supercattiva. Si sarebbe potuto dire che aspettava il momento giusto per attaccare, ma la verità era che il suo cervello era paralizzato quanto il suo corpo, e nei guanti rosa le mani gli sudavano come non mai.
Lentamente, la mano tesa di Luciphera si alzò fino a raggiungere la cartella e la prese, senza il minimo sforzo, dalla presa debole di SuperFra: che senso aveva opporre resistenza? Era l’unico piano che aveva, e faceva schifo. Non poté fare altro che osservare le labbra di Luciphera incurvarsi un un’espressione mista tra rabbia e disgusto.
“La…la verità dietro i popcorn?” Lesse, furiosa, la supercattiva. “Che diavolo…oh. E io che credevo si facessero con il mais. Cos’è questa roba?” Si riscosse poi, e scattò in avanti prendendo il naso contro quello di SuperFra. “Che diavolo è questa roba?” Ripetè, a denti stretti.
SuperFra sentì il cuore batterle contro le costole così forte che temeva se ne sarebbe andato, e il fumo che usciva dalla bocca di Luciphera bruciarle il mento, ma non si mosse.
“Beh,” intervenne SuperJay, battendo le mani, “penso di parlare a nome di tutti quando dico…epic fail, eh?”
SuperFra considerò per un momento la possibilità di passare dalla parte di Luciphera e avere una collega competente.
“Cos’hai detto?” Sibilò la supercattiva, voltando la testa di scatto.
“Sì, voglio dire,” proseguì quella, “piano fallito, uuuuh! I supereroi hanno perso! Andiamo Lucy, non crederai mica a questa storia?” Le sopracciglia di Luciphera si aggrottarono sotto la mascherina. “Cosa vuoi fare, ucciderci? Come se non sapessi che all’ultimo momento qualcosa o qualcuno ci salverà. Ehi, perché non ci dici il tuo piano malefico prima di farci fuori, così ci dai il tempo per scappare ed eventualmente fermarti?”
La supercattiva scattò in avanti, afferrando SuperJay per il collo della divisa e spingendola contro il muro.
“Il mio piano malefico,” sussurrò, “è di uccidervi.”
“Oh. Hai…fatto presto.”
“Io non lo farei, dolcezze.” Disse una voce melliflua alle spalle di Luciphera: Luigi Uva, uscito dalla penombra, puntava una pistola contro i due supereroi che si erano lanciati in soccorso dell’amica. “Non avete via di scampo.”
Com’era vero, si accorse SuperFra. Anche usando i suoi poteri non avrebbe fatto altro che attirare il proiettile verso la propria testa.
“Vi avrei uccisi comunque, imbecilli,” ridacchiò Luciphera, portandosi una mano alla bocca per sfilarsi il guanto con i denti, “solo un po’ più rapidamente.”
SuperJay non aveva mai visto niente di così stupefacente e orrido allo stesso tempo. Il dito che Luciphera le stava puntando contro emetteva un calore che portava via il fiato, era rosso, sanguinava, la pelle si staccava carbonizzata e si stava avvicinando sempre di più all’occhio destro della supereroina…
“FERMA!” Le teste di tutti i presenti si voltarono verso la porta che dava sul corridoio. Affannato, terrorizzato e a malapena stabile sulle proprie gambe, ma con in mano una cartellina gialla, sulla soglia era comparso Biggi.
“Sì!” Esclamò SuperJay, “sapevo di poter contare sul colpo di scena all’ultimo secondo! Alla fac-” un pugno ben assestato di Luciphera zittì la supereroina, che si accasciò a terra svenuta.
“Un po’ per uno con i traumi cranici,” mormorò SuperFra tra sé.