Capitolo 47 – Canguri e piani B

“Fra?” Azzardò SuperSam, notando che SuperFra non aveva intenzione di proferire parola. “Fra?”

Gli occhi della supereroina erano fissi in quelli del collega, vuoti, come smarriti. Teneva la cartella aperta tra le mani ma aveva perso ogni presa su di essa, come se non fosse conscia della sua presenza, tanto che le scivolò dalle dita e, dolcemente, toccò il pavimento.

“È difficile arrivarci?” Domandò un’innocente SuperJay, avvicinandosi. SuperFra la seguì con gli occhi, guardandola raccogliere la cartella dal pavimento e preparandosi ad incassare di nuovo il colpo quando la collega ne avrebbe letto il contenuto ad alta voce. E così fece.

“‘Pratica 477653: perché…perché Città non è stata fondata in Australia’?!” SuperJay alzò dal fascicolo uno sguardo sconvolto. “Ma non sono indicazioni su dove è stata nascosta la Schiaffino!” E cominciò a sfogliare furiosamente il contenuto della cartella, come se sperasse di trovare un foglio con su scritto ‘scherzavo, ecco il vostro indirizzo’. “Sono solo una serie di motivi per cui l’Australia, e qui cito, ‘fa schifo’! Chi li scrive questi cosi!?”

“Ma…avevamo il numero sul frigo…” Mormorò SuperSam “come se…”

“Come se fosse destino,” disse SuperFra in un soffio sconsolato. “Era proprio lì…apposta per noi…ci avevo anche creduto.”

“Forza e coraggio, Fra,” sospirò il supereroe, più amareggiato che mai, “abbiamo ancora qualche ora, tanto vale-”

“OMMIODDIO!” Li interruppe SuperJay. SuperFra scattò in piedi e si gettò sulla cartella. .

“Cosa? Cosa!?”

“I canguri non possono muovere le zampe inferiori indipendentemente!” Esclamò la supereroina, indicando un punto sul foglio che stava leggendo. “Per questo saltano!”

Fortunatamente lo shock per l’inappropriatezza della collega impedì a SuperFra di commettere un brutale omicidio.

“Dicevo,” riprese SuperSam, tentando di evitare il massacro, “tanto vale riprendere a cercare a caso,” e si mise all’opera. Fortunatamente, le colleghe lo imitarono.

“Non possono muovere le gambe una per volta,” insisteva SuperJay con la bocca piena, sputacchiando briciole nei cassetti che stava esaminando (Elektra aveva ordinato del cibo e aveva pensato bene di farne portare un po’ per i supereroi, dato che erano stati così gentili da offrirle un intrattenimento pomeridiano), “Dio, ma Darwin lo sa? Che vantaggio gli porta saltellare come degli idioti tutto il giorno?”

I colleghi, tanto per cambiare, ignoravano i suoi sproloqui, ma lei non si dava per vinta.

“Ve lo dico io: nessuno! Sono delle bestemmie evoluzionistiche. Hanno fatto bene a non fondare Città in Australia, ho letto quel fascicolo” (“ottimo uso del tuo tempo”, sibilò SuperSam tra i denti) “e, per farvela breve, là quasi tutto è mortale, e ciò che non è mortale è stupido. Come i canguri! Ma dov’era la selezione naturale quando sono arrivati i canguri?”

“Ancora niente?” Disse SuperSam, rivolto all’unico elemento della squadra non delirante.

“Niente,” rispose SuperFra, gettando a terra l’ennesima cartella. “Che ore sono?”

SuperSam sollevò un guanto per controllare l’orologio. “Quasi le sette.”

“Quattro,” mormorò SuperFra.

“…anche altri, ma i canguri sono proprio i peggiori! Cioè, il cucciolo finisce di crescere nel marsupio! Perché cavolo fanno i cuccioli se poi non sono pronti e li rimettono dentro? Aspettate anzi un po’ e fateli quando sono finiti! Se è così che funziona l’evoluzione allora…””

“Sam, dobbiamo andare via da qui. Non ce la possiamo fare,” disse SuperFra, provando un moto d’odio nei confronti della Segretaria che, durante quel pomeriggio, aveva cercato di persuadere più volte, per poi rinunciare definitivamente per non sottrarre tempo alla ricerca della cartella. “Dobbiamo andare là e…non so, qualcosa. No ce la possiamo fare.”

SuperSam era giunto alla stessa conclusione da un po’, ma sentirlo ad alta voce era comunque amaramente doloroso.

“Lo so,” disse. “Ci serve un piano B.”

“…e persino dei serpenti anfibi! Ma che posto è! E vogliamo parlare degli ornitorinchi? Chi li ha assemblati quelli? Se esiste un creatore dell’universo ha creato prima l’alcol dell’Australia, perché deve essere stato ubriaco quando…”

“Potremmo fingere…” Azzardò SuperSam, “potremmo prendere…una cartella a caso,” e ne afferrò una intitolata ‘pratica 000468: la verità dietro i popcorn’, “e fingere che sia quella giusta per contrattare. Magari riusciamo a fare uno scambio all’ultimo momento e scappare prima che se ne accorga.”

“Sì, e magari indossare occhiali da sole e saltare al rallentatore mentre esplode una bomba. Dai, queste cose funzionano solo nei film.” Disse secca SuperFra.

“Scusa, non mi ero reso conto che continuare a lamentarsi fosse un piano migliore.” Seguì un momento di silenzio, in cui i due colleghi si scambiarono sguardi di scuse reciproche, mentre SuperJay continuava il suo monologo.

“D’accordo,” riprese SuperFra, “non abbiamo niente di meglio. Facciamo come dici tu. Andiamo, Jay,” ordinò, pescando una cartella dal cassetto che stava spulciando e avviandosi verso l’uscita degli archivi. La supereroina la seguì, obbediente, senza smettere di delirare.

“Ci si vede, Elektra.” Disse SuperFra passando davanti alla scrivania della Segretaria. Questa ricambiò il saluto con un vago cenno della testa, segretamente dispiaciuta di essere privata della sua compagnia. Ma d’altronde non poteva sapere che, per quel giorno, le visite non erano ancora finite. Seguì i supereroi con lo sguardo mentre si allontanavano lungo il corridoio, così come le loro voci.

“…e poi si è svegliato col doposbronza il giorno dopo e ha detto ‘oh no, guarda cosa ho creato ieri sera! Questi animali assurdi dovrebbero stare lontani dal futuro mondo civilizzato! Li metterò in Australia, tanto non ci andrà mai nessuno!’ e clicca e trascina, clicca e trascina, come se quel cavolo di isola fosse il cestino del desktop del mondo, e clicca e trascina, e clicca e trascina,…”, sentiva Elektra.

“…e clicca e trascina, e clicca e trascina, tutto in Australia!” Stava dicendo SuperJay, infervorata come non mai, continuando a seguire i colleghi lungo il corridoio che portava all’uscita dell’edificio, “Ma poi l’uomo c’è andato lo stesso, e a quel punto-”

“Oh, NO!” Esclamò SuperSam, guardando inorridito una porta alla sua sinistra, dalla quale stava uscendo Marta. “Anche qui ci ha seguiti!” SuperFra degnò la ragazza di uno sguardo disinteressato, preoccupata solo di andarsene alla svelta.

“Ciao, SuperSam!” Fece Marta con un gran sorriso, “stavo-”

“NON HO TEMPO PER TE!” SuperSam si lasciò sfuggire un urlo di disperazione e, afferrate le colleghe per un braccio, scattò verso la porta trascinandosele dietro.

Marta, per nulla stupita, fece spallucce e si diresse verso la porta della Segreteria.

“Sam, mi hai fatto perdere il filo dei miei pensieri!” Si lamentò SuperJay, mentre si avvicinavano al Monopattino. “Dov’ero…ah, sì, l’Australia!”

“Basta con l’Australia, Jay! Abbiamo un piano adesso!” Le abbaiò SuperFra. “Sali! Te lo diciamo strada facendo!”

E i tre supereroi sfrecciarono verso la vecchia centrale nucleare, tanto velocemente quando glielo permetteva l’unico veicolo di cui disponevano.