Capitolo 46 – Chi cerca trova

Elektra, lo smalto ormai asciutto, scarabocchiava ragnatele su un foglio con fare annoiato. Ogni tanto, dal gruppetto di “supereroi”, si alzava un mormorio più forte, subito zittito. Non si sarebbe data la pena di cercare di fermarli.

“Scusa, Elektra?” La Segretaria alzò lo sguardo e si trovò davanti un SuperSam in evidente imbarazzo. “Hai…una corda, per caso? Cioè, per legarti, dico.” La giovane donna scosse la testa.

“Uhm…ok, grazie.” Il supereroe si ritirò per tornare dalle colleghe, e dopo qualche concitato sussurro tornò sui suoi passi e davanti alla scrivania.

“Elektra? Potresti…non muoverti e non chiamare aiuto? Finché non abbiamo fatto?”

La Segretaria sollevò un sopracciglio. “Non mi serve aiuto,” disse. “E comunque alle 7 chiudo.”

SuperSam mormorò quello che suonava come un “touché” e si ritirò nuovamente.

“Minacciala, no?” Sibilò SuperFra rabbiosa, irritata dall’eccesso di galanteria del collega.

“Ma dai, è una donna!” Si difese SuperSam, “non le farei mai del male!”

“Gay”, commentò SuperJay a mezza bocca.

“Minacciala tu, allora!”

“Oh, ma è una donna anche per me!”

“Anche Luciphera è una donna, e vi ricordo che vuole ammazzare mia sorella!” Intervenne SuperFra in uno slancio di disperazione.

“Ok, OK!” Sbottò SuperJay, alzando le mani come per difendersi. “Ehi, tu!” Disse, a voce più alta, rivolta alla Segretaria, “dicci il numero!”

“No.” Sospirò questa.

SuperJay si strinse nelle spalle. “Beh, io non ho altre idee.”

“Fra, non possiamo farle del male, è un’innocente, per quanto poco collaborativa…” spiegò SuperSam, “in più si è appena messa lo smalto, sarebbe un peccato rovinarglielo così.”

SuperFra lo guardó sconcertata.

“Io entro,” disse, e marciò negli archivi.

Dopo un breve scambio di sguardi, i colleghi la seguirono.

Diverse ore dopo, Elektra combatteva la noia girando la sedia per osservare i supereroi frugare inutilmente tra le pratiche archiviate. Non avrebbe dovuto lasciarli spulciare i segreti della polizia di Città, lo sapeva bene, ma d’altronde non avrebbe nemmeno dovuto essere pagata quella miseria per fare da babysitter a un mitomane e una stanza piena di fogli. Un po’ di intrattenimento le faceva solo bene, pensò con un sorrisetto osservando SuperJay che si rannicchiava in un angolo, dondolando con lo sguardo perso nel vuoto.

“Non lo troveremo mai, non lo troveremo mai, non lo troveremo mai”, stava ripetendo SuperJay dal suo angolino, mentre i colleghi aprivano cassetti a caso e alimentavano la propria disperazione a ogni nuova cartella. “Il mio primo incarico da supereroe e ho già tre persone sulla coscienza!”

“E basta, Jay!” Le gridò SuperFra, la voce un po’ più acuta del solito, “non sei d’aiuto!”

La supereroina sentiva il panico salire sempre di più, il volto terrorizzato della sorella che appariva in ogni cartella sbagliata. Sentiva una sensazione pungente, fastidiosa, come se avesse la soluzione vicina ma appena fuori portata, come se potesse vederla ma non toccarla con la mano. La paura non le permetteva di pensare chiaramente. Gettò a terra l’ennesima cartella (“pratica 538026: perché l’acqua della piscina comunale sa di cloro”).

“È la fine,” continuò imperterrita SuperJay, trascinandosi verso un altro cassetto, “non ce la faremo mai…”

“JAY!” Ruggì SuperSam. La collega, sconsolata, cominciò ad estrarre cartelle.

“‘pratica 726953:,” lesse, ” il boicottaggio delle toilette per piccioni’…’pratica 263805: chi ha ucciso Laura Palmer’…’pratica 664793: mappa degli archivi’…’pratica 189376: il devastante-”

“Aspetta!” La interruppe SuperFra, scattando nella sua direzione, “mappa degli archivi?” Sentì una timida scintilla di speranza riaprirle i polmoni per un attimo.

SuperJay sembrò non capire. “Ci sono i numeri delle cartelle,” disse, aprendo quella che aveva in mano e mostrando il contenuto alla collega, “ma che ce ne facciamo se tanto non sappiamo il numero della pratica?”

“IL FRIGO!” Esplose SuperSam, facendo sobbalzare entrambe le supereroine e persino la Segretaria.

“Il frigo?” Fece SuperJay.

“Il frigo!” Esclamò SuperFra. “Il frigo! Il numero sul frigo! 477653! Ecco cosa mi sfuggiva!”

SuperJay spalancò la bocca. “È così ovvio,” mormorò, superato lo shock iniziale, “i nostri lettori ci saranno già arrivati da un pezzo!”

“Piantala,” tagliò corto SuperFra, strappandole di mano la cartella e sparendo velocemente tra gli scaffali.

SuperSam incontrò lo sguardo, ancora esterrefatto, della collega rimasta. “È vero,” ammise suo malgrado, “se ci pensi era piuttosto scontato.”

“Beh,” fece SuperJay, stringendosi nelle spalle, “chiunque scriverà la nostra storia sarà lieto di questo intermezzo. Almeno sale la tensione.”

“Ma che tensione, questo è comic relief, con te che ti dondoli in un angolo e leggi i nomi delle cartelle…”

I due supereroi si avviarono insieme verso il punto in cui SuperFra era sparita dalla loro vista.

“IO comic relief? Quello sei chiaramente tu, dai, hai i guanti rosa! E comunque era una scena carica di pathos. Meglio così, sarebbe stato banale e andare diretti al numero.”

“Però che fortuna trovare per caso la mappa degli archivi, eh?”

“Una bella fortuna davvero. Sarà un biografo felice, il nostro. O fumettista. D’altronde siamo supereroi.”

SuperSam diede un debole sorriso, lieto di essere riuscito a pensare ad altro seppur per un breve tempo.

Svoltato un ultimo angolo, trovarono SuperFra inginocchiata davanti a un cassetto rovesciato. Quando sollevò il viso videro che era pallida, lo sguardo indecifrabile. Tra le mani aveva la cartella numero 477653.