A paralizzare SuperFra erano stati gli occhi spaventati di sua sorella, che la guardavano da sopra uno stretto bavaglio.
“Manola…” Sussurrò.
La ragazza si trovava seduta su quella che sembrava essere una piattaforma sospesa sopra qualcosa di enorme, coperto da un telo di velluto nero, al centro della stanza. Era legata, insieme ad altre due persone non imbavagliate, ad un palo che scendeva dal soffitto. Sulla piattaforma, appoggiata elegantemente al palo, c’era Luciphera.
Indossava un costume di un tessuto nero che ricordava lattice, o pelle, ma non era nessuno dei due. La tuta era aderente, scollata, e culminava in due alucce demoniache che le spuntavano dalle spalle. Le mani erano ricoperte da guanti neri dello stesso materiale, e si muovevano con inquietante dolcezza per sciogliere i bavagli dei suoi prigionieri. I suoi stivali ricordavano stranamente uno zoccolo caprino, e due occhi fiammeggianti spuntavano da una maschera che terminava in due piccole corna. SuperSam pensò con un brivido che non avesse nulla di umano, ma che fosse estremamente stilosa. In contrasto con tutto il resto, il gomito sinistro era fasciato da bende chiaramente macchiate si sangue. Fresco.
“Benvenuti,” disse la supercattiva con voce suadente. “Permettetemi di presentarmi: il mio nome è Luciphera, e-”
“…e ho appena usato la presentazione standard di tutti i supercattivi della storia del mondo.” Terminò SuperJay. SuperSam le mollò una gomitata.
“Come?” Abbaiò Luciphera, irrigidendosi. Il supereroe avrebbe voluto parlare, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, così fece un gesto con la mano, come a volerla invitare a continuare.
“Bene,” si riscosse la supercattiva. “Come avrete intuito, ho da chiedervi un piccolo favore. E, per assicurarmi che portiate a termine il vostro incarico,” e fece un ampio gesto per indicare le due ragazze e il ragazzo legati ai suoi piedi, “ho rapito membri delle vostre famiglie per-”
“No, aspetta un attimo,” la interruppe SuperSam “io quella non l’ho mai vista prima!” disse, indicando la ragazza legata alla sinistra di Manola.
“Ma no! Non è per te, quella è la cugina di SuperJay!” Esclamò Luciphera, contrariata.
“Ah…” Mormorò SuperJay, strizzando gli occhi per vedere meglio, “mi sembravi un po’ familiare…ma non troppo. Sei tipo…mia cugina di secondo grado?”
“Terzo,” la corresse la ragazza.
“Ah, sì! Martina!”
“Matilde.”
“Oh.”
La supercattiva spostava il peso da uno zoccolo all’altro, a disagio. Le cose non stavano andando come aveva previsto. Ringraziò la mascherina che copriva il rossore delle sue guance.
“Quindi lui sarebbe mio parente?” Domandò SuperSam, osservando il ragazzo legato sulla piattaforma.
“Piacere, Alessio…sono il cognato di tuo fratello.” Sospirò lui.
“Cioè il fratello della moglie di mio fratello?”
“No, il marito della sorella della moglie di tuo fratello. Beh…ex-marito.” Aggiunse il prigioniero, amaramente.
“Awww, mi spiace.” Disse gentilmente il supereroe.
“Non sarebbe così male se almeno mi avesse lasciato tenere il cane.” Borbottò Alessio, mordendosi un labbro.
“Su, puoi sempre prenderti un altro cane!” gli sorrise SuperSam, fedele alla sua natura cordiale anche in una situazione come quella.
“Non come Sparky,” disse l’ostaggio, sbattendo furiosamente le palpebre per trattenere le la lacrime. “Lui era-”
“E basta!” Sbottò la supercattiva, immediatamente tossendo un po’ di fumo per la rabbia. “Altrimenti imbavagliamo anche te. Sono ostaggi, d’accordo? Fanno parte della vostra famiglia, d’accordo? Non serve-”
“Posso capire mia sorella,” si riscosse SuperFra, che fino ad allora non aveva mai staccato gli occhi da Manola, “ma gli altri due…? Non li hanno nemmeno mai visti!”
“Non avevo tempo di andare a cercare parenti più prossimi fuori Città, avevo dei piani da progettare, ok? Piani malefici. Cattivissimi.” Si difese Luciphera, immediatamente sentendosi ridicola e avvampando sotto la maschera. In un angolo, Luigi Uva nascose il viso tra le mani.
“Avresti comunque potuto fare di meglio,” mormorò SuperJay.
“Non è colpa mia se siete tutti single!” gridò la supercattiva, sull’orlo di una crisi di nervi.
“Non è nemmeno colpa nostra! È che siamo talmente impegnati a salvare il mondo che-”
“Basta così,” intervenne lo stilista, uscendo dall’ombra. I tre supereroi si voltarono a guardarlo, colti di sorpresa. Intanto, Emiliano si avvicinava discretamente al sacco della spazzatura che avrebbe dovuto portare fuori già diverso tempo prima, cercando di sembrare occupato per paura di essere coinvolto. “Sentite: questa adorabile damigella è una supercattiva. Ha degli ostaggi che sono pur sempre persone innocenti. Ci porterete la professoressa Schiaffino, immediatamente, o capiterà loro qualcosa di molto brutto.”
“Ma non ce l’abbiamo!” Si affrettò a dire SuperJay.
“Allora avete 12 ore per trovarla,” Disse Luigi Uva, calmo come sempre, e si avvicinò al telo nero. Ne prese in mano un lembo e cercò lo sguardo di Luciphera, invitandola a continuare.
“Ah, sì,” si riprese lei. “Altrimenti i vostri cari parenti finiranno in una vasca di SQUALI!”
I supereroi trattennero il fiato mentre lo stilista scopriva teatralmente la vasca, ma il loro sguardo di terrore divenne uno di completa confusione appena ne videro il contenuto.
“…piena di acido! E…i miei squali!” La supercattiva si premette entrambe le mani sulla bocca, realizzando cosa aveva fatto. Emiliano, sempre indaffarato con il sacco della spazzatura, desiderò con tutte le sue forze di poter dire ‘te l’avevo detto’. SuperJay trattenne a forza una risata.
“Ehm…sì…come vedete, gli squali servono a dimostrare quello che succederà ai vostri cari se non mi portate il professore. Dodici ore!” Si riscosse la supercattiva, puntando drammaticamente un dito contro il SuperTeam.
“Ma non sappiamo nemmeno da dove cominciare!” Si lamentò SuperSam, decisamente meno intimorito. SuperFra, senza staccare gli occhi da sua sorella, gli assestò una gomitata nelle costole.
“Sono sicura che con i vostri problemi non sarà un potere. Cioè, con i vostri poteri non sarà un problema.” I nervi erano sempre stati il punto debole di Luciphera. I supereroi si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“Già…” Disse SuperFra, “…i nostri poteri…heh.”
“Certo che non sarà un problema!” Dichiarò SuperJay, strizzando vistosamente l’occhio ai colleghi. “Perché dimentichi che noi controlliamo gli elementi…” E lanciò uno sguardo verso il sacco di Emiliano.
“Jay, cosa stai facendo?” Sibilò SuperFra, tra i denti. Quella la ignorò.
“…e stiamo per controllare…l’elemento…SORPRESA!” In un attimo, la supereroina strizzó gli occhi, e il tappo di un barattolo di olive saltò fuori dal sacco di Emiliano. Seguì un attimo di silenzio. SuperJay mise le mani sui fianchi, trionfante, mentre i presenti osservavano l’innocuo tappo finire di rotolare sul pavimento.
“Beh? Cosa hai fatto?” Disse infine la supercattiva, stringendosi nelle spalle.
“Avrai la professoressa entro dodici ore,” disse SuperFra, afferrando SuperJay per un braccio e trascinandola fuori dalla stanza.