Capitolo 38 – Un mazzo di carte e un sorso di caffè

A casa di Biggi, un giornalista e tre supereroi sedevano a tavola con le carte in mano. Il profumo della cena era ancora nell’aria.

“Rubamazzo!” Esclamò SuperJay, trionfante, allungando la mano per prendere le noccioline che usavano come moneta.

“Stiamo giocando a poker,” ringhiò SuperFra.

“Ma io ho il settebello!”

“Ma non sai giocare nemmeno a rubamazzo!?”

“Ah…allora pesco una carta.”

“Non puoi!”

“Scambio con Biggi.”

“Non è così che-”

“Sette noccioline e quattro caramelle per la tua mano!”

“A volte penso che cerchi solo di confondermi di proposito,” mormorò Superfra,

“Intendevo dire le carte, non nel senso che ti voglio sposare.”

“Avevo capito!”

Federico Biggi e SuperSam si scambiarono un sorriso da sopra le carte, lasciando SuperJay e SuperFra ai loro litigi. D’altronde non era male averli intorno, pensò il giornalista tra sé. Certo non poteva dirsi rilassato, ma un po’ della tensione iniziale si era allentata, e si sentiva abbastanza a suo agio per mettersi a tavola con loro o giocare a carte dopo cena. Forse per rallegrare l’ambiente, SuperJay trovava sempre un modo di farsi urlare da SuperFra, il che provvedeva intrattenimento senza fine.

SuperSam fece un gesto impercettibile con la testa verso la cucina.

“Vado a fare il caffè,” annunciò Biggi, alzandosi.

“Ti do una mano,” disse pronto SuperSam, e i due uscirono dalla sala da pranzo.

“Tutto ok?” Chiese il giornalista quando si chiusero la porta alle spalle.

“Sì,” lo rassicurò il supereroe. “Volevo sapere di te.”

“No, sto bene.”

“Non sembri convinto.”

“Non lo sono.”

Seguì un attimo di silenzio. Biggi ne approfittò per riempire la caffettiera.

“È domani,” disse infine SuperSam. Biggi si sentì un’incudine atterrare sul fondo dello stomaco.

“Sei sicuro?” Mormorò.

Il supereroe annuì gravemente. “O domani o dopodomani.”

“Ma come, non lo sai?”

“No, lo so, lo so…in ogni modo c’è Marta che controlla la casa, quindi lo sapremo con certezza.”

Biggi mise la caffettiera sul fuoco con mani, suo malgrado, tremanti. SuperSam lo notò.

“Andrà tutto bene,” disse, con tutta la calma che riusciva a fingere. “Non sei in pericolo.”

“Tutto il mondo è in pericolo,” lo corresse il reporter con amarezza.

“Non esageriamo.”

“Non esagero.”

I due si scambiarono uno sguardo intenso.

“Non può andare storto,” disse SuperSam, più a sé stesso che al giornalista, “lo sappiamo. Ne abbiamo parlato tante volte.”

“Fino a un certo punto forse no. E poi?”

I due stettero in silenzio, contemplando le possibilità di un fallimento.

“La verità, Sam. Me lo devi. Quanto siete certi di quello che faranno gli…altri?”

SuperSam distolse lo sguardo, fingendosi indaffarato con i piatti sporchi.

“Finora hanno fatto tutto quello che avevamo previsto, non vedo perché la cosa dovrebbe cambiare. Tutto secondo i piani, tutto perfetto. Va tutto bene.”

“Sam.” Il tono del giornalista era grave, rassegnato. “Non mi hai risposto.”

Il supereroe si morse un labbro e piantò gli occhi azzurri in quelli del reporter.

“Ascolta,” disse, “siamo quasi certi di quello che faranno loro, perché finora si sono sempre comportati come speravamo. Lo so, non è una garanzia, ma pensiamo di poter prevedere quasi con esattezza le loro mosse. E anche quelle di Luciphera. In ogni caso domani avremo la conferma. Quello che faremo noi possiamo solo pianificarlo.”

Biggi annuì, passandosi una mano sul mento. Avrebbe dovuto farsi la barba, pensò. Che pensiero stupido in una situazione come quella.

“Funzionerà,” insistette SuperSam, “Credimi.”

“Non posso.”

“Allora speraci.”

“Se non posso fare altro.”

Il supereroe tentò un debole sorriso, che non venne ricambiato. Amareggiato, tolse dal fuoco la caffettiera gorgogliante e la avvicinò alle tazzine che Biggi aveva radunato. Quando ebbero finito le posero su un vassoio e tornarono in salotto, per trovare SuperFra che si intestardiva contro una SuperJay impegnata a scegliere dal mazzo alcune carte da aggiungere alla sua mano.

“E smettila di offrire caramelle! Non le hai neanche le caramelle!”

“Sto bluffando! È poker!” si difendeva SuperJay.

“Non si bluffa facendo finta di avere valuta che non hai, si bluffa mentendo sulle carte!”

“Ok. Ehi Biggi, ecco le tue carte esattamente come le avevi lasciate, non le ho guardate né scambiate. Così è mentire sulle carte?”