Capitolo 3 – Il piano

Era tardi quando SuperJay entrò in camera da letto il più silenziosamente possibile, accorgimento del tutto inutile dato che né SuperSam né SuperFra stavano dormendo. SuperSam tese le orecchie e aspettò che il respiro della collega si facesse più lento e regolare, poi si rivolse a SuperFra:

“Fra,” bisbigliò, “Fra, dormi?”

“Sì,” gli rispose una voce seccata. SuperSam la ignorò.

“Stavo pensando,” proseguì, “forse l’idea dei super poteri non è del tutto sbagliata”

“Oh no, i super poteri hanno senso, sono le scorie nucleari che mi preoccupano”

“Forse non dobbiamo per forza fare il bagno nei rifiuti tossici,” fece SuperSam, diplomatico, “forse c’è un modo più semplice per alterare il nostro DNA…che so, magari sedersi sul microonde o mangiare cibo cinese”

“Sam,” disse SuperFra sollevandosi su un gomito, così che SuperSam potesse intravederla grazie al riflesso della luna che entrava da una finestra (immancabilmente storta) “lasciando perdere il fatto che non possiamo permetterci un microonde né del cibo cinese, e non voglio pensare a come quella si sia comprata quei fumetti, stiamo parlando dell’idea di una che ci ha convinto a mollare tutto e diventare supereroi, di una che ha speso tutti i nostri risparmi per un vaso di terra, una che ha venduto la nostra macchina per comprare un monopattino solo perché credeva che potesse viaggiare nel tempo, che ‘si è documentata’ sulle mutazioni genetiche comprando sei chili di fumetti! Ora, vivere in una catapecchia abusiva che minaccia di crollare al primo starnuto è un conto, ma cercare di alterare il mio stesso DNA per ottenere dei super poteri è troppo!”

“Parli così solo perché la odi” mormorò SuperSam.

“Non è questo!” sibilò tra i denti SuperFra. “Si parla di roba pericolosa qui! Senti, lo so anch’io che siamo disperati, ma non così, e poi-” il sentito discorso di SuperFra fu interrotto da un sonoro rumore metallico.

“Fra?” SuperSam si sollevò preoccupato. “Fra?” chiamò di nuovo, alzando la voce e cercando l’interruttore nel buio. Quando sentì la familiare scossa alle dita (ebbene sì, SuperJay si era occupata anche dell’impianto elettrico) e si accese la luce si ritrovò davanti una SuperJay con un sorriso a trentadue denti e una padella in mano, mentre nell’altra stringeva il polso di una SuperFra priva di sensi.

“Fedele, fiducioso Sam,” disse senza nascondere l’entusiasmo nella voce, “sapevo di poter contare su di te. Questa qui, invece…” e fece un gesto con la testa in direzione di SuperFra, strattonandola per il polso che stringeva nella mano e facendola rotolare giù dal letto “Oops. Andiamo!” esclamò poi, rivolgendosi di nuovo a SuperSam, “ho un piano!”

Incerto sul da farsi, SuperSam decise che qualunque fosse questo “piano” non era prudente lasciare un’amica con un possibile trauma cranico da sola sul pavimento, così raccolse SuperFra e, suo malgrado, seguì SuperJay.

—-

Erano quasi le tre quando SuperJay fermò il Monopattino Del Tempo (che altro non era che un comune monopattino dei Gormiti con le scritte sbiadite e una ruota storta che SuperJay aveva acquistato, credendo che avesse poteri magici, mesi prima per una cifra spropositata da un mago itinerante che era svanito subito dopo, o almeno questa era la sua versione) e annunciò che erano giunti a destinazione. SuperSam scese dal “veicolo” indossando la priva di sensi SuperFra come un asciugamano attorno alle spalle, e si guardò intorno. I tre supereroi si trovavano in mezzo ad una strada buia e completamente deserta. Rivolse a SuperJay uno sguardo perplesso.

“Siamo arrivati dove, di preciso?” domandò con un tono che tradiva la sua irritazione.

“Al posto, amico mio,” rispose SuperJay sorridendo come non mai, “dove la nostra vita cambierà per sempre. Guarda laggiù.” disse indicando un punto indefinito dove la strada si perdeva all’orizzonte.

“Non vedo niente” disse SuperSam dopo qualche attimo.

“Non ancora. Ma proprio da quella direzione arriverà il nostro destino.” concluse SuperJay, e si sedette.

SuperSam si guardò attorno ancora una volta prima di rivolgersi di nuovo alla collega.

“Non hai veramente intenzione di sederti in mezzo alla strada vero? E se arrivasse una macchina?”

“Camion,” lo corresse SuperJay “e indovina cosa trasporta? Ho studiato il percorso, sarà qui tra poco”

SuperSam strabuzzò gli occhi. “No, Jay no, questa è ufficialmente la cosa più stupida che-”

“Arriva!” esclamò SuperJay, indicando entusiasta due fari all’orizzonte. SuperSam si diede il permesso di farsi prendere dal panico.

“Senti, io sono stato con te finora ma questo no, no!” gridò, con l’intenzione di fuggire, cosa che avrebbe fatto se SuperJay non avesse afferrato SuperFra per un piede facendola scivolare dalle spalle di SuperSam e cadere a terra.

“Vuoi smetterla di farla cadere? Se non ci muoviamo finiremo schiacciati!”

“Non essere stupido, non ho intenzione di farci investire! Quando il camion arriverà io salterò su, ci vedrà, farà per frenare, si rovescerà e ci ricoprirà di scorie radioattive!”

“Jay, se vuoi ucciderti mangia una barra di uranio ma smettila di coinvolgerci!” urlò SuperSam, cercando di tirare SuperFra per una mano, ma SuperJay non mollava la presa sul piede.

“Non posso, deve essere un incidente! Non capisci? È la mia occasione per redimermi! Farò di tutti noi dei veri supereroi!”

“Lasciala!” SuperSam strattonò con forza la povera SuperFra “ha già sofferto abbastanza traumi cranici per oggi!”

“Non sono mai troppi!”

“Ti rendi conto che quello che dici non ha senso?”

“Forse sei tu che non hai sens-” ma prima che SuperJay potesse finire la frase il suono di un clacson e un sonoro schianto fecero mollare ad entrambi la presa su SuperFra, che finì a terra per l’ennesima volta. I due supereroi si schermarono istintivamente ed inutilmente la testa con le braccia, mentre un enorme camion, rovesciatosi su un fianco per un maldestro tentativo di virata all’ultimo secondo, arrivava scivolando sull’asfalto a tutta velocità.

 

Capitolo 4 – Cambiamenti