Capitolo 19 – La prova costume

“Allora blu?” domandò esausto SuperSam.

“No, troppo Superman” fece Biggi addentando una mela “cerchiamo di essere originali.”

“Rosso?”

“Spiderman” sbadigliò SuperFra

“Arancione!”

“Aquaman”

“E vabbè, allora verde”

“Spongebob!” esclamò SuperJay.

“Non è un supereroe, cretina” rispose secco SuperSam “e non è verde”

“Non stavamo elencando cartoni?” domandò candidamente SuperJay.

“Perché per forza uguali però,” intervenne SuperFra, ignorando la collega “non possiamo essere ognuno di un colore diverso?”

“Mmmh, si può fare,” convenne il reporter, “l’importante è che più o meno il design sia uguale. Per il resto sono belli, no?” SuperSam sollevò i disegni per mostrarli meglio alla collega, appoggiata alla finestra.

“Molto,” fece lei, osservando gli abbozzi dei loro futuri costumi, tre tute aderenti con una cintura in vita e il logo con le iniziali di ciascuno sul petto. “Classici. Mi piace.”

SuperSam sorrise soddisfatto “Il mio avrà anche i guanti,” precisò, “così non salerò niente accidentalmente”

“Forse le maschere sono un po’ troppo piccole però” disse il reporter pensoso.

“No,” affermò SuperFra avvicinandosi “no, vanno bene così. Se le facciamo più grandi diventano ridicole”

“Vero” convenne il giornalista. “Stasera quando vado via vi compro la stoffa.”

“Oh, non resti a cena?” disse SuperJay sfoggiando un gran sorriso. SuperFra la guardò disgustata.

“Beh,” farfugliò il reporter arrossendo, “magari posso comprarla domani-”

“Stasera andrà benissimo, grazie” tagliò corto SuperSam. SuperJay gli rivolse uno sguardo confuso.

“Niente male, sì” mormorò SuperFra ancora concentrata sui disegni. “Però forse mi ci vorrebbe un casco…”

“Già, il casco!” si riscosse SuperSam, e fece per aggiungerlo al disegno.

“Aspetta!” lo fermò il giornalista, “dobbiamo pensarci un attimo, perché se i capelli rimangono sotto addio magnetismo.”

“Potrebbe essere un casco di metallo,” suggerì SuperSam, “così diventerebbe anche quello una specie di magnete a contatto con i capelli”

“Ma il metallo a diretto contatto con la testa le farebbe comunque male se la colpisce qualcosa”

“Allora ci si potrebbe mettere una specie di imbottitura sotto…”

“Ma così il casco non si magnetizzerebbe e saremmo al punto di partenza.” concluse Biggi. SuperSam rifletté per qualche attimo. “Dai, ci penseremo più avanti. Ora concentriamoci solo sulle cose importanti-”

“Già, mica come la mia testa!”

“-per gli accessori c’è sempre tempo”.

“Il mio lo voglio blu scuro” si intromise SuperJay, che era rimasta all’inizio della conversazione.

“Oh!” si riscosse SuperFra “Io viola!”

“Io arancione e azzurro” aggiunse felicemente SuperSam

“Scusate, pensavo stessimo cercando colori originali?” disse il reporter allargando le braccia.

“Senti Biggi, chissenefrega” lo zittì SuperFra.

“Fra! Jay!” gridò SuperSam aprendo di scatto la porta dello studio, la mattina dopo. “Di sopra!” e afferró SuperFra per un polso, trascinandola su per le scale.

“Ehi, cos’ha?” chiese SuperFra a SuperJay, che si strinse nelle spalle e li seguì in cucina. Una volta entrata trovò SuperSam che blaterava qualcosa frugando tra le pentole, mentre una preoccupata SuperFra sedeva all’asse da stiro.

“…e quando sono entrato dal parrucchiere l’ho visto! Lo usano per fare i colpi di sole, ma noi non ce lo possiamo permettere e allora ci ho pensato e ho trovato che forse possiamo sostituirlo con…” stava spiegando SuperSam alla velocità della luce.

“È stato dal parrucchiere?” sussurrò SuperFra rivolta a SuperJay.

“Meglio complimentarsi sul suo nuovo taglio di capelli allora” suggerì questa.

“Ma è uguale a prima!”

“A-ha!” esclamò SuperSam trionfante, e marciò verso l’asse da stiro brandendo quella che sembrava una ciotola.

“Ehi, bel taglio Sam!” disse SuperJay con un sorriso.

“Ho solo ricomprato il mio speciale shampoo per capelli ultra morbidi, paraculo.” rispose secco lui. “Girati, Fra” ordinò, e senza aspettare una risposta afferrò la sedia e la ruotò di modo che la supereroina gli desse le spalle. “Ho trovato proprio quello che fa al caso nostro…” aggiunse poi, sollevando l’oggetto che cercava. SuperFra non vide di cosa si trattasse ma SuperJay, davanti a lei, spalancò la bocca e si appoggiò alla finestra.

“Cosa?” chiese la malcapitata con un filo di panico nella voce, “Cosa? Cos’ha in mano!”

“Non si sbircia!” disse SuperSam impedendole di girarsi, e cominciò a tirarle i capelli a piccoli ciuffi.

“Che stai facendo?” SuperFra non sapeva cosa aspettarsi.

“Dal parrucchiere,” riprese il supereroe, sempre concentrato sui capelli dell’amica, “hanno una specie di casco per fare i colpi di sole, o qualcosa del genere. Rimangono fuori solo dei ciuffi dicapelli, mentre il resto rimane dentro…e stai ferma! Insomma, noi non possiamo comprare proprio quello, ma se faccio bene il mio lavoro questo andrà più che bene…”

SuperJay si portò una mano sulla bocca, gli occhi sgranati.

Quando SuperSam ebbe finito, SuperFra si sentì premere un oggetto di plastica sulla testa.

“Pensa un po’, è anche della tua misura!” commentò SuperSam soddisfatto. “Oggi pomeriggio ci aggiungo un po’ di imbottitura qui…e qui…”

“Uno specchio per favore” domandò piano SuperFra, alla quale l’espressione sulla faccia di SuperJay non piaceva affatto. Questa, senza dire una parola, uscì dalla stanza e rientrò portando uno specchietto. Lo posò sull’asse da stiro e, con passi incredibilmente lenti, uscì di nuovo. Non appena mise un piede fuori dalla porta scoppiò in un attacco di sconquassanti risate isteriche.

“Sam, che cosa hai fatto?” ringhiò SuperFra afferrando lo specchio. Quando vide il suo riflesso, per poco non le cadde a terra.

I ciuffi di capelli che SuperSam le aveva tirato prima erano stati passati meticolosamente dai buchi di uno scolapasta di plastica, posto a guisa di casco sulla sua testa così che se ne trovassero al di sopra.

“CHE COSA HAI FATTO?” ruggì SuperFra voltandosi verso il collega, che per la sorpresa balzò all’indietro “SEMBRO UNA PAZZA! CHE-COSA-HAI-FATTO?” la pentola più pesante della cucina le volò dritta in testa. SuperFra barcollò appena per il contraccolpo, ma questo non le impedì di stringere le mani attorno al collo di SuperSam. “CHE-COSA-HAI-FATTO?”

“Fra, funziona!” esclamò lui con un filo di voce, “funziona, non sei svenuta!”

“Ehi, dovreste chiuderla la porta d’ingresso, poi credo che SuperJay non stia tanto-” Biggi si interruppe appena fu entrato in cucina, e impallidì alla vista della scena che aveva di fronte. Posò sull’asse da stiro un sacchetto pieno di stoffe e si schiarì la gola. “Scusatemi un momento.” disse gravemente. Uscì dalla stanza e un secondo dopo le sue risate si unirono a quelle di SuperJay.

Appena la furia omicida di SuperFra fu placata, i quattro si misero al lavoro, aiutando SuperSam a confezionare i costumi. Incredibilmente, dopo un giorno intero passato al lavoro, erano pronti la notte stessa, e alle 3 del mattino i supereroi sfilavano di fronte al giornalista nelle loro nuove fantastiche tute. Avevano un che di estremamente affascinante: avevano tre mantelli celesti, tutti uguali per dare un tocco di uniformità alla squadra, SuperSam una tuta arancione, SuperJay blu e SuperFra viola.

“Haha, stupendi!” applaudì questo, soddisfatto. “E, detto fra noi, il casco ti dona proprio”

“Ti ucciderò nel sonno” disse SuperFra tra i denti.

“Su, su,” intervenne SuperSam, posandole sulle spalle le mani coperte da guanti da cucina rosa, “quando avrò finito con lui non sembrerà nemmeno uno scolapasta. Mettiamo un nastro azzurro intorno ai manici e te lo leghiamo sotto il mento. Un tocco di classe!” SuperFra lo fulminò con lo sguardo.

“Beh,” disse SuperJay facendo sventolare il mantello, “direi che sono perfetti.”

“Un momento!” esclamò l’altra, puntandole contro un dito accusatore, “com’è che noi abbiamo accessori stupidi e lei no!” gli sguardi di tutti si posarono su SuperJay.

“Sam non ha niente di stupido…” si difese lei.

“Ehm, pronto, guanti per lavare i piatti!” fece lui, agitando le mani. Si rendeva conto che qualsiasi altro paio di guanti sarebbe andato bene, ma li aveva scelti per fare sentire SuperFra meno sola.

Seguì una discussione su cosa far indossare a SuperJay. Questa insisteva che serviva almeno un supereroe serio tra i tre, mentre SuperFra continuava a proporre oggetti assurdi nonché potenzialmente pericolosi, come un barattolo gigante in testa o un apriscatole come orecchino.

“Potremmo semplicemente scriverle ‘sono scema’ sul petto del costume”, suggerì il reporter.

“Ci ho pensato,” ammise SuperSam, “ma lì ci voglio scrivere SJ…un attimo!” un’idea parve fulminarlo, e si precipitò su per le scale. Quando tornò aveva trovato quel che cercava. “Vuoi fare il supereroe serio eh? Allora non ti dispiacerà assomigliare a Superman, immagino.” disse con un ghigno. SuperJay spalancò gli occhi.

“Ok, prima di tutto questo significa che hai frugato nel mio cassetto delle privaterie, e poi-” non finì la frase, assalita dai colleghi e dal giornalista. Dieci minuti dopo erano riusciti a farle indossare un paio di mutandine di pizzo nero sopra i pantaloni.