“…e il paracadute risponde…NON SO SE MI SPIEGO!”
Nessuno rise all’ennesima barzelletta di SuperJay. Quella, invece, dovette smettere di mangiare per non soffocare dalle risate.
“Heh,” si sforzò il reporter, “ma passiamo al dunque.” aggiunse, pulendosi un angolo della bocca con il tovagliolo.
“Perché è un paracadute!” lo interruppe SuperJay cercando disperatamente di riprendere fiato “Capito? E non sapeva…non sapeva se si sarebbe aperto!”
“Lo sappiamo, Jay.” le intimò secca SuperFra.
“Ma l’avete capita?” riprese a ridere “Un paracadute parlante! Hahahaha!”
I commensali si scambiarono uno sguardo.
“Sì. Hehe.” il reporter si schiarì la gola “Come dicevo…”
“Il paracadute ha detto che-”
“Jay, l’abbiamo capita!” sbottò SuperFra
“Io non credo,” replicò SuperJay “perché altrimenti ridereste.”
“Stavamo dicendo?” si intromise in fretta SuperSam, cercando di evitare l’ennesimo litigio tra le due colleghe.
“Stavamo dicendo,” riprese il giornalista, “che è ora di arrivare al dunque.”
SuperFra prese un profondo respiro, più discretamente possibile, preparandosi al peggio.
“Voi volete tenere segrete le vostre identità. Il che non sarà una cosa semplice perché, in tutta sincerità, mettere il vostro indirizzo sul giornale non è stata esattamente la mossa migliore.”
“Già,” sibilò SuperSam lanciando un’occhiata a SuperJay, che ancora ridacchiava un poco, mentre radunava le ultime foglie di insalata con la forchetta, “diciamo che non ci siamo consultati sull’argomento.”
“Sentite, ora la gente è piuttosto perplessa,” continuò il reporter, appoggiando i gomiti sul tavolo, “ma non ci vorrà molto prima che si radunino qui fuori e facciano esattamente quello che stavo facendo io oggi pomeriggio. Ecco cosa vi propongo.” SuperFra strinse i denti. “Voi mi concedete interviste esclusive e foto. E io vi aiuto a proteggere la vostra identità.”
“E come hai intenzione di farlo?” chiese SuperFra, asciutta.
“Prima di tutto non divulgando le informazioni che già ho,” fece lui accennando a SuperJay. SuperSam sospirò. “E poi, se mi concedete l’esclusiva, sarò il giornalista più informato di Città, il che significa anche il più credibile. Posso dire che state passando una settimana alle Bahamas mentre in realtà ve ne state qui e per una settimana nessuno si apposterà fuori dalla vostra…ehm, ‘casa’.”
“Non mi sembra un granché come patto” disse SuperFra alzando un sopracciglio.
“Beh, è l’unico che avete” tagliò corto il reporter. “Ci sono molte cose che non sapete sui giornalisti. Per esempio che siamo obbligati a seguire un corso formativo su come trattare con i supereroi”
“Davvero?” chiese SuperSam, stupito. SuperFra alzò gli occhi al cielo.
“Certo. E ci insegnano tutti i trucchi su come scoprire le loro identità segrete per poterli ricattare. Francamente,” aggiunse, “non pensavo che dire che lavoro all’anagrafe avrebbe funzionato.”
“Neanche noi lo pensavamo” disse SuperFra a denti stretti.
“Il punto è,” riprese il reporter, “che so cosa tenteranno di fare gli altri per scoprire chi siete veramente. E posso aiutarvi. A patto che mi concediate l’esclusiva, ovviamente. Non so se siete veri supereroi,” precisò, “ma non mi interessa. Io voglio gli articoli, voi volete il segreto. Facciamo questo patto e ognuno ottiene ciò che vuole. Ci state?”
Sulla cucina calò un silenzio pensoso. Dopo qualche minuto SuperFra gli porse una mano esitante.
“Ci stiamo.” disse piano.
“Affare fatto!” esclamò il reporter, soddisfatto, stringendo la mano della supereroina con entrambe le proprie.
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“Allora, prima di tutto alcuni accorgimenti”, cominciò il giornalista, tra un cucchiaio di gelato e l’altro, una volta finita la cena. “Mi auguro che la casa non sia intestata a voi, altrimenti sarà facile risalire alle vostre vere identità.”
“Oh, no, non è intestata a nessuno,” spiegò SuperJay, “è abusiva.”
“Jay, quand’è che facciamo un discorso su quando devi tenere la bocca chiusa?” sibilò SuperFra.
“No, tutto a posto,” la tranquillizzò il reporter, agitando il cucchiaino, “da una parte è meglio così. Poi anche se si venisse a sapere non possono arrestarvi se non sanno chi siete.” SuperFra si strinse nelle spalle, poco convinta.
“Poi,” riprese lui “d’ora in poi sarà meglio che non usciate mai di casa senza i vostri costumi. Potete cambiarvi dopo esservi assicurati di non essere seguiti, ma meglio uscire già travestiti, onde evitare- ce li avete i costumi, vero?” si affrettò a dire, notando gli sguardi dei supereroi.
“Ehm…”
“Beh…”
“Noi…”
“Io ho in mente qualche design,” ammise SuperSam. Il giornalista sospirò.
“Bene, dovrete procurarveli al più presto. Ah, e dovreste dirmi i vostri nomi da supereroi.” aggiunse, estraendo un taccuino e una penna dalla giacca.
“Ah, questa la so,” fece SuperJay, soddisfatta, “SuperSam, SuperFra e SuperJay.”
Il reporter la guardò perplesso. “Sul serio?” chiese, “Niente di meglio?” ci fu un silenzio imbarazzante.
“Ehm…facciamo che ti richiamiamo noi quando ci abbiamo pensato” disse una diplomatica SuperFra. Gli altri due annuirono.
Era passata mezzanotte quando il reporter se ne andò e i tre supereroi rimasero in cucina a pensare ai loro nuovi nomi. All’una non avevano trovato niente di meglio di MagnetHair, Saltman e L’Apriscatole.
“Vanno bene a tutti i nomi che avevamo prima?” chiese SuperFra alle tre meno un quarto.
Gli altri due biascicarono qualcosa che assomigliava a un sì e, finalmente, andarono a dormire.