Luce. Buio. Luce. Buio.
Non riusciva a fare a meno di stupirsi ogni volta.
Mano aperta. Pugno chiuso. Luce. Buio.
Luce.
Erano passati due giorni e la ferita sul gomito non aveva mai smesso di sanguinare.
Buio.
Non si era data neppure la pena di metterci una benda.
Luce.
In verità non era nemmeno sicura di essere viva, perché se lo era come poteva-
Buio.
-come poteva fare questo?
Luce.
Aprì entrambe le mani e stavolta il lampo fu così abbagliante che l’intero scantinato si illuminò a giorno. Richiuse i pugni.
Buio.
Com’era possibile che un essere umano potesse compiere tali prodigi? Non lo era. Eppure la vita la sentiva. La sentiva nel costante dolore al braccio, che sembrava strapparla in due ogni secondo di più, la sentiva nel calore delle sue mani e nella luce e nelle fiamme. La sentiva nella rabbia di essere stata strappata alla sicurezza dei suoi piani.
Luce.
Senza dubbio il cambiamento c’era stato. Ma a che prezzo?
Buio.
Il dolore era talmente forte che ogni respiro le sembrava l’ultimo. Cambiare va bene, ma perché così? Poteva avere una seconda possibilità, una dove finalmente avrebbe deciso per sé il suo destino-
Luce.
-e invece veniva catapultata in un universo di fiamme e dolore? Cos’era questo, l’inferno? Cosa aveva fatto per meritarselo?
Più luce.
Buio.
Aveva ucciso tre persone. Ecco cosa aveva fatto per meritarselo. Ma non tutto era perduto. Perché se nessun essere umano-
Luce.
-era in grado di compiere quei miracoli, realizzò, quelli non facevano di lei un mortale.
Luce.
E se non poteva avere la vita che voleva, se ne sarebbe prese altre. Tre o trenta, che importava ormai?
Buio.
Da quel giorno poteva fare tutto.
Luce.
Da quel giorno era un dio.
Buio.
Portatrice di luce.
Luce.
Luciphera.