Capitolo 1 – Il QuartierGenerale

Il GranQuartierGenerale del Super Team era costituito da un edificio a quattro piani, il che potrebbe suonare come una gran bella villa. In realtà i quattro piani erano quattro stanze circolari dal diametro di poco più di quattro metri, di cui una costituiva l’ “ingresso” (“se le persone devono salire una rampa di scale per arrivare dalla sala d’attesa all’ufficio sembreremo importanti!” aveva detto SuperJay).

Il piano superiore era l’ufficio, se così si possono definire 3 scrivanie addossate alla bell’e meglio contro le pareti, una rampa di scale che conduceva al piano superiore e pile di libri per terra a causa della mancanza di posto per gli scaffali (“o gli scaffali o le sedie!” aveva detto SuperJay posando i libri sul pavimento. Non che i supereroi avessero bisogno di libri, ma “pensateci! Se la gente non vede libri in un ufficio penserà che siamo stupidi!” Fatto sta che i libri avevano occupato così tanto spazio che il posto non c’era neanche per le sedie, tanto che in tutta la stanza ne entravano solo 3, non tra la scrivania e il muro, come ci si aspetterebbe, ma tra la scrivania e il centro della stanza, e comunque arrivarci era complicato. Solo SuperFra era riuscita a trovare un modo di convivere al meglio con le pile di libri, utilizzandole come poggiapiedi o tavolini.)

Sopra l’ufficio era stato costruito un minuscolo locale adibito a cucina, dove un’asse da stiro ricoperta da una tovaglia recitava la parte del tavolo, e a troppi pochi centimetri si trovava una porta che portava al bagno. La maggior parte della microscopica cucina era occupata da scale che conducevano al piano di sopra, una piccola camera da letto con appena abbastanza posto per tre lettini e qualche scatolone, perché ovviamente la costruzione ex novo di un edificio così strampalato era costato ai supereroi tutti i loro risparmi, ed erano quindi costretti a vivere lì. “Ottimo per gli affari!” aveva detto SuperJay brandendo un martello, mentre inchiodava la porta tra il bagno e la cucina (ci era voluto un po’ per capire che le porte si aprono solo se montate su cardini, non chiodi) “basterà alzarci, scendere le scale ed eccoci sul posto di lavoro!”. Nessuno aveva avuto il coraggio di dire a SuperJay che era un pessimo architetto e un carpentiere ancora peggiore, e così si ritrovavano tutti e tre a vivere in quella precaria catapecchia abusiva “ma dal design innovativo!”. Col tempo SuperFra aveva sviluppato un odio segreto contro di lei, che sfogava ogni mattina mettendole il dentifricio nel caffè. Incredibilmente, SuperJay non se ne era mai accorta.
Nei tre mesi che i supereroi avevano vissuto nella catapecchia ovviamente nessuno aveva notato il fatiscente cartello (e per cartello si intende asse di legno fissata ad un paletto) che diceva “SuperTeam – per tutti i tuoi SuperProblemi!” e la sala d’attesa era rimasta vuota. O meglio, chi l’aveva notato l’aveva bellamente ignorato ed era passato oltre.

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“Ecco qui, Lord Gago III” disse SuperSam facendo cadere un pizzico di mangime per pesci nell’acquario.
“Vorrei che non lo dicessi ad alta voce ogni volta” disse SuperFra voltando una pagina della rivista che stava leggendo.
SuperSam ignorò il commento e prese a rimirare soddisfatto i sassolini rosa shocking dell’acquario di Lord Gago III, il suo amato pesce rosso. Lord Gago I non era sopravvissuto al controverso tentativo di Sam di farlo diventare rosa e Lord Gago II era deceduto per pura coincidenza poche ore dopo l’aggiunta dei brillantini all’acqua.
“Ciao a tutti!” disse SuperJay entrando nella stanza. SuperFra ricambiò il saluto con uno sbrigativo “Mmmmh” e Sam le rivolse un sorriso e un vago gesto della mano prima che si defilasse su per le scale portando a fatica uno zaino apparentemente molto pesante.
“Ma che le prende?” disse SuperSam a bassa voce, rivolto a SuperFra.
“Boh”, fece lei, disegnando un paio di baffi su una modella della sua rivista.
“No, sul serio, tutti i giorni esce con lo zaino vuoto e torna con lo zaino pieno e si rinchiude in camera”. SuperFra non si diede la pena di rispondere.

Intanto, in camera da letto, SuperJay pensava di aver finalmente trovato la soluzione a tutti i problemi del SuperTeam.

 

Capitolo 2 – L’idea

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